Paolo VI

Giovanni Battista Montini

Papa Paolo VI

Giovanni Battista si racconta

Sono nato in una sera di fine settembre, nella casa delle vacanze estive. Dopo pochi giorni i miei genitori, Giuditta e Giorgio, mi hanno battezzato chiamandomi Giovanni Battista, per loro, però, sono sempre stato semplicemente Battista. Nella mia famiglia ho respirato la bellezza della fede vissuta con naturalezza e l’importanza di un serio impegno nella vita professionale, politica e sociale frutto di una vita cristiana concreta e coerente. Presto è nato in me il desiderio di diventare sacerdote, dono che il Signore mi ha concesso, nonostante la mia salute sempre fragile, il 29 maggio del 1920. Mi aspettavo di diventare parroco nella mia città, Brescia, e invece mi è stato chiesto di andare a Roma per studiare e lavorare a servizio della Chiesa universale.

Per alcuni anni ho accompagnato i giovani universitari della FUCI, diversi dei quali hanno avuto ruoli decisivi nella politica dei decenni successivi. Ho avuto responsabilità crescenti all’interno della Segreteria di Stato, e inaspettatamente, nel 1954 il papa Pio XII mi volle Arcivescovo di Milano: ho vissuto questo servizio cercando di avere attenzione per tutti, soprattutto per le periferie di una città dalle molteplici potenzialità e in rapida crescita. La più grande novità dello Spirito mi ha sorpreso il 21 giugno 1963: alla morte del grande papa Giovanni XXIII, i cardinali mi hanno eletto come suo successore. Ho scelto di chiamarmi Paolo, come l’apostolo che ha donato la sua vita per annunciare a tutti l’amore di Cristo.

Profilo (Tratto dal sito Centro Studi dell’Istituto Paolo VI – http://casanatale.istitutopaolovi.it/biografia-paolo-vi.asp)

La vita

Il 26 settembre 1897 Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, nasce a Concesio (Brescia) da Giorgio Montini, esponente di primo piano del cattolicesimo sociale e politico italiano di fine Ottocento, e da Giuditta Alghisi. Ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, il giorno seguente celebra la prima Messa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie in Brescia.

Trasferitosi a Roma, tra il 1920 e il 1922 il futuro Papa Paolo VI frequenta i corsi di Diritto civile e di Diritto canonico presso l’Università Gregoriana e quelli di Lettere e Filosofia presso l’Università statale.

Nel maggio 1923 inizia la carriera diplomatica presso la Segreteria di Stato di Sua Santità. È inviato a Varsavia come addetto alla Nunziatura Apostolica. Rientrato in Italia nell’ottobre dello stesso anno, è nominato dapprima (1924) assistente ecclesiastico del Circolo romano della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), quindi nel 1925 assistente ecclesiastico nazionale della stessa Federazione, carica che lascerà nel 1933.

Il 13 dicembre 1937 è nominato Sostituto della Segreteria di Stato e il 29 novembre 1952 Pro-Segretario di Stato per gli Affari Straordinari.

Il 1° novembre 1954 Pio XII lo elegge arcivescovo di Milano. Il 15 dicembre 1958 Giovanni Battista Montini è creato cardinale da Giovanni XXIII.

Il 21 giugno 1963 viene eletto Pontefice e il 29 settembre apre il secondo periodo del Concilio Ecumenico Vaticano II, che, alla fine del quarto periodo, concluderà solennemente l’8 dicembre 1965.

Il 1° gennaio 1968 celebra la prima Giornata mondiale della Pace.

Il 24 dicembre 1974 apre la Porta Santa nella Basilica di San Pietro, inaugurando l’Anno Santo del 1975.

Il 16 aprile 1978 scrive alle Brigate Rosse implorando la liberazione di Aldo Moro e il 13 maggio nella basilica di San Giovanni in Laterano assiste alla messa in suffragio dello statista assassinato e pronuncia una solenne preghiera.

Il 6 agosto 1978, alle ore 21.40, muore nella residenza estiva dei papi a Castel Gandolfo.

Il magistero

Le encicliche

Ecclesiam Suam (6 agosto 1964), sul dialogo all’interno della Chiesa e della Chiesa con il mondo. Mense Maio (29 aprile 1965) che invita a pregare la Madonna per il felice esito del Concilio e per la pace nel mondo. Mysterium fidei (3 settembre 1965) sull’Eucaristia. Christi Matri (15 settembre 1966) con la quale chiede nuovamente preghiere alla Madonna per la pace nel mondo. Populorum progressio (26 marzo 1967) sullo sviluppo dei popoli. Sacerdotalis caelibatus (24 giugno 1967) sul celibato sacerdotale. Humanae vitae (25 luglio 1968) sul matrimonio e sulla regolazione delle nascite.

 Altri documenti

Assai numerose le Lettere Apostoliche, le Esortazioni, le Costituzioni. Tra questi documenti meritano particolare menzione: le costituzioni apostoliche Paenitemini (17 febbraio 1966) sulla nuova disciplina del sacramento della Penitenza e Regimini Ecclesiae universae (15 agosto 1967); la lettera apostolica Octogesima adveniens (14 maggio 1971) per l’80° dell’enciclica di Leone XIII Rerum novarum; le esortazioni apostoliche Evangelica testificatio (29 giugno 1971) per il rinnovamento degli Ordini religiosi secondo l’insegnamento del Concilio, Marialis cultus (2 febbraio 1974) sul culto alla Madonna, Gaudete in Domino (9 maggio 1975) ed Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975) sull’evangelizzazione.

I viaggi

Paolo VI fu il primo papa ad usare l’aereo per numerosi viaggi all’estero e in Italia.

All’estero

– Terra Santa (4-6 gennaio 1964), nel corso del quale si incontrò con il patriarca ortodosso Atenagora.

– India (2-5 dicembre 1964).

– ONU, New York (4-5 ottobre 1965).

– Fatima (13 maggio 1967).

– Turchia (25-26 luglio 1967), nel corso del quale, ad Istanbul si incontrò nuovamente con il patriarca Atenagora.

– Colombia (22-25 agosto 1968.

– Ginevra (10 giugno 1969) dove visita il Bureau International du Travail e il Consiglio Ecumenico delle Chiese.

– Uganda (31 luglio-2 agosto 1969).

– Estremo Oriente (26 novembre-4 dicembre 1970).

In Italia

1964: Orvieto (11 agosto) e Montecassino (24 ottobre); 1965: Pisa (10 giugno); 1966: Alatri, Fumone, Ferentino, Anagni (1 settembre) e Firenze (24 dicembre); 1968: Taranto (24 dicembre); 1970: Cagliari (24 aprile); 1971: Subiaco (8 settembre); 1972: Udine, Venezia, Aquileia (16 settembre); 1973: Acilia (31 ottobre); 1974: Fossanova, Aquino, Roccasecca (14 settembre); 1976: Bolsena (8 agosto); 1977: Pescara (17 settembre).

Principali incontri e udienze

1963: J.F. Kennedy, S. U Thant, A. Segni; 1964: il patriarca Atenagora, Re Hussein di Giordania, Sukarno; 1965: G. Saragat; 1966; M. Ramsey, arcivescovo di Canterbury; 1967: N.V. Podgornyj, due volte il patriarca Atenagora, L.B. Johnson, Ch. De Gaulle; 1968; S.S. Mobutu, il patriarca Makarios III; 1969: R. Nixon, Hailé Selassié; 1971: Tito, il card. J. Mindszenty; 1972: G. Leone, Suharto; 1973: N. Van Thieu, Golda Meir, il Dalai Lama; 1975: G.R. Ford; 1977: Coggan, arcivescovo di Canterbury, J. Kadar, K. Waldheim, E. Gierek; 1978: S. Pertini.

Riforme e innovazioni

Numerose le riforme e le innovazioni apportate da Paolo VI nelle strutture e nella vita della Chiesa. Tra queste: l’istituzione della Pontificia Commissione per le Comunicazioni sociali (11 aprile 1964); l’istituzione del Segretariato per i non cristiani (19 maggio 1964); l’istituzione del Segretariato per i non credenti (9 aprile 1965; l’istituzione del Sinodo dei Vescovi (15 settembre 1965); la riforma del S. Offizio (7 dicembre 1965); l’istituzione del Consiglio per i laici e della Pontificia Commissione «Iustitia et pax» (6 gennaio 1967); l’istituzione della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, della Prefettura della Casa Pontificia e dell’Ufficio centrale di statistica della Chiesa (15 agosto 1967); l’istituzione della Giornata mondiale della pace (8 dicembre 1967); l’istituzione dei Chierici della Cappella Pontificia e della Consulta dello Stato della Città del Vaticano (28 marzo 1968); l’istituzione della Commissione teologica internazionale (11 aprile 1969); il nuovo regolamento dell’Ufficio delle Cerimonie Pontificie (1 gennaio 1970); lo scioglimento dei Corpi armati Pontifici ad esclusione della Guardia Svizzera (15 settembre 1970); l’istituzione del Pontificio Consiglio «Cor Unum» (15 luglio 1971); l’istituzione della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico Orientale (10 giugno 1972).

– La contemplazione è la forma più alta dell’attività umana.

– La santità è proposta a tutti, grandi e piccoli, uomini e donne; è proposta come realmente possibile. Anzi, come doverosa. La santità è per tutti.

– Se nostro dovere è l’amore del prossimo, noi dobbiamo ricordare che anche la Chiesa è prossimo, anzi è il nostro prossimo per eccellenza.

– Lo stupore! Vi raccomando lo stupore: la meraviglia, come se scoprissimo in ogni cosa qualcosa di nuovo… Scoprite e lasciate che lo spirito esulti di stupore

– L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni. 

– La politica è la forma più alta della carità.

– La Chiesa ha sempre bisogno d’essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunziare il Vangelo

Omelia del cardinale Albino Luciani nella messa di suffragio per Paolo VI nella Basilica di San Marco a Venezia, 9 agosto 1978

«Come vuoi essere chiamato?», gli era stato chiesto quindici anni fa al termine del Conclave. E lui: «Mi chiamerò Paolo». Chi lo conosceva, ci avrebbe giurato che la scelta del nome sarebbe stata quella. Da sempre Montini era stato un appassionato degli scritti, della vita, del dinamismo del grande Apostolo delle genti. E visse la sua “paolinità” per intero e fino all’ultimo.

Il 29 giugno scorso parlò dei quindici anni del suo pontificato; fece sue le parole che san Paolo, anche lui prossimo alla fine, aveva scritto a Timoteo: «Ho conservato e difeso la fede» (2Tm 4, 7).

La fede da conservare e da difendere fu il primo punto del suo programma. Nel discorso dell’incoronazione, il 30 giugno 1963, aveva dichiarato: «Difenderemo la santa Chiesa dagli errori di dottrina e di costume, che dentro e fuori dei suoi confini ne minacciano l’integrità e ne velano la bellezza».

San Paolo aveva scritto ai Galati: «Se un angelo del cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema» (Gal 1, 8).

Angeli, ai nostri giorni, possono venire considerati la cultura, la modernità, l’aggiornamento, tutte cose cui teneva moltissimo papa Paolo. Ma quando esse gli parvero contrarie al Vangelo e alla sua dottrina, egli disse no inflessibilmente. Basti accennare alla Humanae vitae, al suo “Credo”, alla posizione da lui presa circa il catechismo olandese, alla chiara affermazione sull’esistenza del diavolo.

Qualcuno ha detto che l’Humanae vitae è stata un suicidio per Paolo VI, il crollo della sua popolarità e l’inizio di critiche feroci. Sì, in un certo senso, ma egli l’aveva previsto e, sempre con san Paolo, s’era detto: «… È forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio?… Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo» (Gal 1, 10).

San Paolo aveva anche detto di sé: «Sono stato crocifisso con Cristo» (Gal 2, 20). Paolo VI confidò: «Forse il Signore mi ha chiamato a questo servizio [pontificale] non già perché io abbia qualche attitudine o io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che egli, non altri, la guida e la salva». Ha anche detto: «Il Papa ha le pene, che gli provengono anzitutto dalla propria insufficienza umana, la quale ad ogni istante si trova di fronte e quasi in conflitto con il peso enorme e smisurato dei suoi doveri e della sua responsabilità». Ciò arriva talvolta sino all’agonia.

I Corinzi facevano su Paolo il seguente apprezzamento: «Le [sue] lettere sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa» (2Cor 10, 10). Tutti abbiamo visto Paolo VI in televisione o in fotografia abbracciare il patriarca Atenagora: faceva la figura di un bambino che scompare tra le braccia, e di fronte alla barba imponente di un gigante.

Anche quando parlava, la sua voce era piuttosto cupa; rare volte essa esternava la convinzione e l’entusiasmo, che gli bollivano dentro. Ma il pensiero! Ma gli scritti! Questi erano limpidissimi, penetranti, profondi e talora scultorei.

I popoli della fame» ha scritto per esempio «interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido di angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello». Sviluppo sì – ha detto –, ma integrale, «d’ogni uomo e di tutto l’uomo». «Ogni uomo» e non soltanto la classe dei fortunati; «tutto l’uomo»: questi, dunque, deve aver modo di svilupparsi e progredire in una dimensione non solo economica, ma anche morale, spirituale e religiosa. «Fare, conoscere e avere di più per essere di più».

Ma san Paolo è stato soprattutto l’apostolo dei gentili, di quelli che allora si consideravano opposti agli ebrei. In loro favore egli s’è battuto, nonostante la perplessità di altri apostoli, ha tanto viaggiato e sofferto. Scrisse: «Cinque volte dai giudei ho ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli…» (2Cor 11, 24-26). A sua somiglianza, Paolo VI ha percorso in aereo 130mila chilometri: Palestina, India, sede delle Nazioni Unite, Fatima, Turchia, Colombia, Africa, Estremo Oriente sono state le tappe principali del suo viaggiare. Tutti questi viaggi non hanno ottenuto, forse, delle conversioni, ma hanno fatto sentire la vicinanza della Chiesa ai popoli e ai loro problemi.

Altra vicinanza, o meglio avvicinamento, che Paolo VI ha cercato, è quello dei contatti con governi di professione ateistica. Punto, questo, delicato: su di esso il Papa è stato criticato da alcuni. Indubbiamente il rischio c’era. Ma limitato e calcolato. Limitato, perché non egli cedeva sui princìpi in base all’evangelico «iota unum aut unus apex non praeteribit a lege». Calcolato, perché, sia pure con speranze talora esigue, egli cercava il vantaggio della religione.

C’era il problema dei tanti cattolici che vivono sotto governi persecutori: bisogna pure che il Papa invii loro dei vescovi o cerchi di ottenere per essi qualche briciola di libertà religiosa. Gli stessi atei sono un problema: sono tanti, tanti; può la Chiesa rinchiudersi in sé stessa di fronte a loro?

San Paolo aveva scritto: «Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno» (1Cor 9, 22). Perché allora non ammirare il coraggio di un Papa che rischia? Quando Pio VII stava trattando il concordato con Napoleone, ebbe contro di sé oppositori aperti anche tra i cardinali. «Trattare con quel delinquente!» dicevano. «E spazzar via dalle diocesi tutti i vescovi anziani, tra i quali parecchi si possono considerare martiri della fede! E mettere al loro posto i vescovi graditi al primo console!». Pio VII, con lo strazio nel cuore, chiese o impose ai vecchi vescovi di soffrire non solo per la Chiesa, ma anche dalla Chiesa; fece al primo console tutte le concessioni moralmente lecite per averne, in cambio, grossi vantaggi per la religione. Naturalmente l’esito felice delle trattative non lo si vide subito, ma con il tempo. La storia ha i suoi corsi e ricorsi. Anche quella della Chiesa. Nell’archivio patriarcale esistono lettere scambiate tra il patriarca Roncalli e il sostituto Montini. Il Papa – scrive in una Roncalli – desidera a Roma il tal sacerdote; concederlo è un grave sacrificio per Venezia, ma io cedo, perché nella Chiesa «bisogna vedere largo e lontano». Grazie, gli risponde Montini; grazie per il sacerdote concesso e per il «largo e lontano».

Miei fratelli, nessun uomo è perfetto; anche Paolo VI, che tanto rimpiangiamo, avrà forse fatto imperfettamente alcune cose. A me sembra, tuttavia, ch’egli, coltissimo come uomo, esemplare come sacerdote, come Papa abbia veramente visto «largo e lontano».

– Giovanni Battista Montini (Paolo VI), Giorgio La Pira, Scrivo all’amico: Carteggio (1930-1963), Ed. Studium  – 2019

– Leonardo Sapienza, Paolo VI. Un uomo che tende le mani, Ed. San Paolo – 2019

– Leonardo Sapienza, Un amico. Don Carlo Gnocchi e Giovanni Battista Montini, Ed. VivereIn – 2018

– Giselda Adornato, Giovanni Battista Montini. Paolo VI. Biografia storica e spirituale, Ed. San Paolo – 2018

– Emanuela Zanotti, Quando Paolo VI era bambino. Infanzia e giovinezza di Giovanni Battista Montini, Ed. San Paolo – 2013

– Vito Impellizzeri, Omnia nobis est Christus. L’umanesimo dell’incarnazione in Giovanni Battista Montini, Ed. Il pozzo di Giacobbe – 2011