Scuola
Lorenzo Milani
Sacerote ed Educatore
Sono nato a Firenze in una colta famiglia borghese, ci siamo trasferiti a Milano dove ho compiuto i miei studi fino alla maturità classica. Lì ho cominciato a coltivare la mia passione per la pittura iscrivendomi all’Accademia di Brera.
Tornato a Firenze, a causa della guerra, mi sono dedicato alla pittura sacra. I Vangeli mi hanno aperto alla conoscenza di Gesù e del suo insegnamento: un incontro decisivo che mi ha fatto maturare la scelta di entrare in seminario.
A 24 anni ero prete. Nella parrocchia di San Donato ho fondato una scuola serale per i giovani operai e contadini del luogo. Nel 1954 Barbiana diventava la mia nuova casa, era una piccola parrocchia di montagna. A pochi giorni dal mio arrivo ho cominciato a radunare i giovani in canonica con una scuola popolare, mentre il pomeriggio facevo doposcuola ai ragazzi delle elementari.In seguito abbiamo inaugurato la scuola di avviamento industriale.I ragazzi, la loro sete di conoscenza, l’entusiasmo e la tenacia dei lorovolti sono stati sempre il motivo della mia gioia. Mi sono donato come ho potuto.Un linfogranuloma, all’età di 44 anni, mi ha costretto a lasciare la terra per il Cielo, ma anche così non ho smesso di amarli e di seguirli.
Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I care”. E’ il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”. E’ il contrario del motto fascista “Me ne frego”.
- Devo tutto quello che so ai giovani operai e contadini cui ho fatto scuola…. Io ho insegnato loro soltanto a esprimersi mentre loro mi hanno insegnato a vivere… Per me non era così e perciò non potrò mai dimenticare quel che ho avuto da loro.
- Il maestro deve essere per quanto può, profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in modo confuso.
- Non vedremo sbocciare dei santi finché non ci saremo costruiti dei giovani che vibrino di dolore e di fede pensando all’ingiustizia sociale.
- ” …noi (preti) abbiamo per unica ragione di vita quella di contentare il Signore e di mostrargli d’aver capito che ogni anima è un universo di dignità infinita”
- “Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio a averla piena. ……Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per farescuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola. ……Bisogna aver le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere interclassisti, ma schierati. Bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero a un livello superiore. Non dico a un livello pari a quello dell’attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più cristiano, più tutto”
- “… Nessuno si fida più di nulla che non sia vissuto prima che detto. Ed è giusto. E Gesù stesso ha molto più vissuto che parlato. E molto più insegnato col nascere in una stalla e sul morire su una croce che col parlare di povertà e di sacrificio”
- (Alla scuola di Barbiana) non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica. Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perché il lavoro è peggio. Ma ogni borghese che capitava a visitarci faceva polemica su questo punto. […]. Lucio che aveva trentasei mucche nella stalla (da sconcimare ogni mattina) disse:” La scuola sarà sempre meglio della merda”.
- Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come vuole amare se non con la politica o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più tempo delle elemosine, ma delle scelte.
- Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.
- “E se in cuore al prete c’era cose alte avrà dato cose alte e se c’erano mediocri le avrà date mediocri. E se c’era fede avrà dato fede”
Se la vita è un dono di Dio non va buttata via e buttarla via è peccato. Se un’azione è inutile, è un buttar via un bel dono di Dio. E’ un peccato gravissimo, io lo chiamo bestemmia del tempo. E mi pare un cosa orribile perché il tempo è poco, quando è passato non torna.
“Non conoscere il male è una inferiorità che pesa, ma di cui si può anche essere orgogliosi. Ma non conoscere il Vero è una inferiorità morale e un cristiano non può provare che vergogna. Perché la sete di sapere appartiene alla parte più alta dell’uomo e Dio non le ha posto alcun limite positivo se non quello delle nostre possibilità umane”
Purtroppo la mia previsione è che sarete pecore, che vi piegherete completamente alle usanze, che vi vestirete come vuole la moda, che passerete il tempo come vuole la moda.[…] Rifletteteci! Ne avete l’età.
Non c’è scuola più grande che pagare di persona. La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero. Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l’esempio sugli altri votanti e scioperanti. E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede.
Per un prete quale tragedia più grossa di questa potrà mai venire? Essere liberi, avere in mano sacramenti, Camera (dei deputati), Senato, radio, campanili, pulpiti, scuola e con tutta questa dovizia di mezzi e di uomini raccogliere il bel fatto di essere derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati dai più forti. Avere la chiesa vuota, vedersela vuotare ogni giorno di più, saper che presto sarà finita con la fede dei poveri
Il sapere è nobile sempre quando è conoscenza del creato di Dio.
Non mi ribellerò mai alla Chiesa perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa.
ALTRI PENSIERI: https://www.donlorenzomilani.it/lha-detto-don-lorenzo/